Nietzsche diceva che si può “sognare sapendo di sognare” perché la nostra coscienza sa sciogliere le sue contratture dolorose in flussi di gioia,d’estasi e di grazia. Spesso si vive in quel stato di “reverie” che è quell’abbandono della mente in cui la libertà del fantasticare non spegne mai la coscienza in stato di veglia, ma con essa s’incontra su un terreno che non è né quello piatto,crudo,documentario della realtà né quello ambiguo,oscuro è incerto dei sogni.
Giorno: 23 settembre 2018
Ci commuoviamo di fronte al dolore e alle sofferenze degli altri non perché abbiamo sperimentato la loro situazione,ma perché conosciamo il senso d’isolamento e d’impotenza.